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Diritto Aria Pulita

By Published On: Settembre 17th, 2025

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Diritto Aria Pulita

diritto aria pulita

Esiste un diritto all’aria pulita?

Porre questa domanda significa riconoscere che, nel corso della storia, istituzioni, sistemi economici, sanitari, politici e giuridici hanno dovuto affrontare tale tema. Ciò che desta maggiore preoccupazione è che oggi sia ancora necessario chiederselo.

Un comitato di cittadini e cittadine, Torino Respira, sta portando avanti azioni legali e civili per migliorare la qualità dell’aria a Torino e nell’area metropolitana. Eppure la questione resta paradossale: gran parte degli esseri viventi necessita di aria pulita per sopravvivere. Un essere umano, ad esempio, compie circa 20.000 respirazioni al giorno. Davvero dobbiamo domandarci se esista un diritto ad avere aria pulita? Il fatto stesso di porre tale quesito dimostra quanto sia diventata assurda la condotta umana.

Il riconoscimento internazionale

Una risposta istituzionale si trova nel documento “Domande frequenti sull’inquinamento atmosferico” (quesito n. 21: L’aria pulita è un diritto umano?).

Nel testo si ricorda che nel 2022 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 76/300, riconoscendo il diritto a un ambiente sano, sicuro e sostenibile come diritto umano fondamentale. Tale risoluzione considera l’inquinamento atmosferico uno dei principali fattori che compromettono il godimento di questo diritto e riprende un documento analogo del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (Risoluzione 48/14, ottobre 2021), che per la prima volta aveva sancito tale riconoscimento.

Entrambe si fondano sul rapporto del 2020 del Relatore Speciale per i Diritti Umani e l’Ambiente, David Boyd, intitolato Diritto a un ambiente sano: buone pratiche, nel quale venivano individuati sette passaggi fondamentali che gli Stati devono attuare per garantire il diritto a respirare aria pulita.

Le buone pratiche comprendono leggi, politiche, strategie, programmi, progetti e altre misure finalizzate a ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici, preservare l’ambiente e rafforzare i diritti umani.

Naturalmente, le risoluzioni ONU non sono giuridicamente vincolanti, ma costituiscono un forte stimolo per l’azione e per l’evoluzione normativa in numerose giurisdizioni. In almeno 155 Paesi un ambiente sano è già riconosciuto come diritto costituzionale.

Dal diritto internazionale al contesto nazionale

Il riconoscimento esplicito di questo diritto non era presente nei principali strumenti internazionali del passato, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966) e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966).

Il primo riconoscimento formale a livello mondiale risale alla Dichiarazione di Stoccolma del 1972, che nei suoi 26 principi affermava il diritto fondamentale dell’uomo alla libertà, all’uguaglianza e a condizioni di vita dignitose in un ambiente salubre, imponendo allo stesso tempo il dovere di protezione e miglioramento dell’ambiente a beneficio delle generazioni presenti e future.

Nonostante il diritto internazionale rivesta un ruolo essenziale, gran parte delle azioni di protezione vengono attuate a livello nazionale. La Costituzione, come legge fondamentale dello Stato, stabilisce i principi cui la giurisprudenza deve uniformarsi.

Il caso italiano

L’Italia, il 9 febbraio 2022, si è allineata ad altri 95 Paesi introducendo nel proprio corpus legislativo il principio della tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future. Per anni, infatti, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità erano considerati esclusivamente questioni ambientali. Solo di recente si è riconosciuto il loro stretto legame con la salute pubblica.

Il limite degli approcci passati e attuali è stato quello di ridurre la questione a un obiettivo politico, con il rischio di indebolirne l’efficacia. Al contrario, il diritto all’aria pulita deve essere inteso come diritto umano essenziale. Inquadrarlo in questa prospettiva impone ai governi obblighi giuridici chiari: proteggere e garantire i diritti fondamentali.

In origine la Costituzione italiana non prevedeva una tutela specifica dell’ambiente. Si faceva riferimento:

  • all’art. 9 per la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico;
  • all’art. 2 per i diritti inviolabili dell’uomo;
  • all’art. 32 per la tutela della salute;
  • all’art. 41 per l’iniziativa economica privata.

Con la riforma costituzionale del 2001 (legge cost. 3/2001), la materia ambientale fu inserita nell’art. 117, che disciplina le competenze tra Stato e Regioni, senza tuttavia introdurre una tutela esplicita dell’ambiente.

L’iter parlamentare volto a rafforzare la tutela ambientale si è concluso solo nel 2022, con la modifica degli artt. 9 e 41 della Costituzione.

Art. 9 (testo aggiornato):

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

Art. 41 (testo aggiornato):

L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.

Questa riforma rappresenta un passo decisivo, ma resta il problema della attuazione legislativa. Le leggi necessarie a regolamentare tali principi spesso vengono emanate solo in presenza di emergenze gravi, come dimostrato dalla pandemia da Covid-19.

Confronto europeo e criticità attuali

Un esempio virtuoso in Europa si trova nell’art. 66 della Costituzione portoghese (1976), tra i primi a sancire il diritto a un ambiente sano: “Ogni individuo ha diritto a un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato e ha il dovere di difenderlo”.

Eppure, nonostante i progressi, permangono forti criticità. Nel settembre 2024 un rapporto di Climate Rights International, On Thin Ice, ha denunciato come alcuni Paesi democratici del Nord del mondo (Australia, Germania, Francia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti) abbiano adottato misure repressive contro le proteste pacifiche sul clima, con arresti, detenzioni preventive e leggi restrittive. Una contraddizione evidente: Stati che si proclamano paladini dei diritti umani reprimono il diritto fondamentale alla protesta, essenziale per sollecitare azioni concrete sulla crisi climatica.

Molti critici sostengono che i diritti ambientali costituzionali siano troppo vaghi, ridondanti rispetto ad altre norme, potenzialmente lesivi della democrazia (perché spostano potere dai legislatori ai giudici) o difficili da applicare. Tuttavia, non riconoscerli o non attuarli significa lasciare che restino diritti solo sulla carta.

Il Rapporto ONU “Environmental Rule of Law” (2019) ha infatti rilevato come, nonostante l’aumento delle leggi ambientali a partire dal 1972, la loro scarsa o nulla applicazione abbia impedito il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Conclusioni

Oggi la più grande sfida nel campo dei diritti umani riguarda il diritto alla partecipazione, all’accesso alle informazioni e all’accesso alla giustizia in materia ambientale.

In Italia, nonostante i recenti aggiornamenti costituzionali, resta difficile definire in modo univoco cosa sia l’“ambiente” e quale ruolo vi debba avere l’uomo. Le norme (come il DLgs 152/2006 – Testo Unico Ambientale) tutelano specifici ecosistemi fissando limiti e sanzioni, ma non riconoscono pienamente l’aria pulita come bene giuridico collegato alla vita umana. Ciò genera paradossi: una necessità essenziale deve essere prima normata, per poi diventare oggetto di tutela penale.

Il diritto all’aria pulita, pur riconosciuto a livello internazionale e costituzionale, rischia quindi di rimanere un principio astratto. Solo il suo pieno riconoscimento come diritto umano fondamentale, accompagnato da un’applicazione rigorosa delle norme, potrà trasformarlo in una garanzia concreta per le generazioni presenti e future.

Donatella Stocchi

Riferimenti bibliografici:

1) Frequently Asked Questions on Air Pollution, International Day of Clean Air for blue skies, UN environmental programme, 7 settembre 2024. https://www.cleanairblueskies.org/did-you-know/frequently-asked-questions-air-pollution

2) Vivere in un ambiente sano: un diritto umano essenziale di Lorenzo Ciccarese e Sofia Belardinelli, IL BO LIVE IN SERIE, Società, 11 aprile 2022. https://ilbolive.unipd.it/it/news/vivere-ambiente-sano-diritto-umano-essenziale

3) La costituzione italiana e la Tutela dell’Ambiente: come proteggiamo “casa” nostra? Aria pulita, 15 giugno 2023, Blog. https://www.consulcesi.it/legal/ambiente/blog/tutela-ambientale-riferimenti-costituzionali

4) Rapporto dei manifestanti per il clima della CRI – Climate Right International – Sul ghiaccio sottile – settembre 2024. https://cri.org/reports/on-thin-ice/

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Scritto da : AeS

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